sabato 10 gennaio 2009

Faber

A dieci anni dalla scomparsa di Fabrizio De Andrè ancora molti si chiedono se definirlo cantautore o poeta.

In un'intervista è De Andrè stesso a chiarire la sua posizione: "Fino all'età di 18 anni tutti scrivono poesie, dai 18 anni in poi rimangono a scriverle due categorie di persone: i poeti e i cretini quindi io precauzionalmente preferisco definirmi cantautore".

Sempre critico di fronte alle ingiustizie, al conformismo, all'intolleranza che ha continuamente combattuto e deriso attraverso le parole delle sue stupende canzoni.

Ha preferito rivolgere il suo sguardo alle minoranze, ai disadattati, agli sbandati, persone dall'animo delicato, capaci di sentimenti profondi e autentici, diventate i protagonisti delle storie mai banali raccontate da questo grande maestro di parole.


Ciao, Faber

2 commenti:

girovago ha detto...

Grande, grandissimo. le sue canzoni hanno accompagnato la mia gioventù, dalla Guerra di Piero a Via del Campo, dalla Canzone di Maggio alla Collina. Forse una dei più grandi poeti del 900. Per me le più belle canzoni sono quelle dell'Antologia di Spoon River.
Giusto commemorarlo stasera alla Rai.

Anonimo ha detto...

Sono già passati 10 anni da quel piovoso 11 gennaio, ma è come se lui fosse sempre stato fra noi. Lui, che pur non concedendosi la fama di poeta, ha saputo leggere i nostri cuori.
.. é caduto "l'inverno anche sopra il suo viso...", ma le sue parole e la sua musica rimarranno sempre vivi.
Michi

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